Inseminazione intrauterina

Inseminazione intrauterina (IUI)

L’obiettivo della IUI è quello di introdurre una determinata quantità di liquido seminale nell’utero della donna e con ciò facilitare la fecondazione.

Poiché il seme viene introdotto nell’utero, è importante che la partner non abbia evidenti patologie dell’apparato riproduttivo.

Gli accertamenti dovrebbero in teoria dimostrare una normale attività ovulatoria e l’apertura (pervietà) delle tube di Falloppio. Tuttavia, i test spesso risultano normali in entrambi i partners, per cui la IUI si è dimostrata molto utile in coppie senza un’evidente causa di sterilità. In ogni modo la IUI può essere anche valida in donne con disordini ovulatori, ammesso che rispondano adeguatamente alla terapia ormonale. In alcuni casi, l’ovulazione viene indotta da una terapia ormonale, per cui l’inseminazione viene eseguita in prossimità dell’ovulazione. Questa tecnica – induzione dell’ovulazione mediante ormonoterapia e introduzione del seme immediatamente dopo – si è dimostrata molto efficace in diversi casi ed è ora il metodo preferito in coppie con o senza disordini ovulatori.

Poiché la IUI prevede una normale capacità degli spermatozoi di fecondare l’ovocita all’interno dell’apparato riproduttivo, è importante che i test per la sterilità maschile mostrino un’accettabile qualità degli spermatozoi (numero, movimento e forma). Comunque, la IUI è un trattamento molto utile anche nei casi in cui il partner maschile presenta una reazione autoimmune verso i propri spermatozoi. Questa alterazione, caratterizzata dalla presenza di anticorpi diretti contro i propri spermatozoi, di solito fa sì che questi ultimi siano incapaci di penetrare nel muco cervicale della partner femminile e, dunque, di raggiungere l’ovocita. La tecnica di IUI permette agli spermatozoi, adeguatamente preparati, di passare oltre la cervice e penetrare dentro l’utero, evitando così alcuni dei problemi indotti dagli anticorpi antispermatozoi. Alcuni successi si sono avuti in casi di donne affette, in forma lieve, da una patologia nota come endometriosi. In particolare, in donne di circa trenta anni l’endometriosi è una patologia abbastanza comune e può spiegare un caso su quindici di sterilità. La patologia insorge quando tessuto proveniente dal rivestimento uterino (endometrio) viene riscontrato in altre sedi dell’apparato riproduttivo. Le donne con endometriosi lieve sono, in genere, trattate come le pazienti con sterilità idiopatica. Gli studi mostrano che la IUI non è efficace nei casi in cui il maschio presenta un basso numero di spermatozoi o alterazioni della loro forma (morfologia), così come nelle donne con tube danneggiate.

I più recenti studi di inseminazione intrauterina suggeriscono che i migliori risultati si ottengono quando l’inseminazione coincide con un’ovulazione indotta da terapia ormonale. Quindi, dopo gli accertamenti, le prime fasi della inseminazione intrauterina sono simili a quelle di altri metodi di fecondazione assistita in cui l’ovulazione è controllata e indotta dagli ormoni. Per questo motivo, i medici, quando fanno riferimento a questa tecnica, sono soliti parlare di “superovulazione ed IUI”. Poiché gli ormoni utilizzati possono indurre la produzione di diversi ovociti, durante il periodo di terapia ormonale è molto importante un controllo continuo, onde evitare effetti collaterali e gravidanze multiple. Il controllo continuo (monitoraggio) del trattamento è effettuato mediante la misurazione della concentrazione degli ormoni nel sangue e mediante ecografie per valutare lo sviluppo dei follicoli. Molti follicoli producono molti ovociti e aumentano quindi il rischio di gravidanze multiple, per cui l’obiettivo della IUI è di produrre non più di tre ovociti. La superovulazione nella IUI differisce dunque da quella attuata nella FIVET; nella prima, infatti, l’intento è di stimolare la crescita soltanto del follicolo dominante, mentre nella seconda si induce la produzione di più ovociti per la fecondazione in laboratorio. Quando due o tre follicoli hanno raggiunto la misura idonea, l’ovulazione viene indotta con una ulteriore iniezione di ormone (gonadotropina corionica umana o hCG).

A questo punto, poco dopo l’ovulazione, un campione di seme fresco (ottenuto nella stessa giornata) viene preparato e posto nel fondo dell’utero della partner mediante un sottile tubicino (catetere). Quest’ultimo tipo di trattamento è riservato ai casi di infertilità maschile, in cui lo sperma del partner è particolarmente alterato a causa di un numero molto basso (o nullo) di spermatozoi o per la presenza di spermatozoi alterati nella morfologia o nella motilità. Il razionale di questa tecnica è quello di migliorare la qualità del liquido seminale e di introdurlo, dopo trattamento, nell’utero della donna, avvicinando così i gameti maschili con quello femminile e facilitandone la fecondazione. Prima di effettuare tale metodica è necessario escludere alcune patologie dell’apparato genitale femminile quali, ad esempio, un’alterazione della funzionalità tubarica. Le indicazioni per cui si può accedere alla inseminazione intrauterina sono rappresentate dalla infertilità inspiegata (senza una causa apparente), dalla oligoastenospermia non grave e dalla infertilità di origine cervicale. La preparazione del liquido seminale prevede tecniche diverse (Swim-up, Percoll, Minipercoll etc.) e permette agli spermatozoi di penetrare direttamente in cavità uterina, tramite un catetere, evitando così eventuali problemi anticorpali presenti in sede cervicale.

Gli studi mostrano che la IUI non è efficace nei casi in cui il maschio presenta un numero molto basso di spermatozoi o una grave alterazione della loro forma (morfologia), così come nelle donne con tube danneggiate. Sembra che i migliori risultati si ottengano quando l’inseminazione si associa a induzione dell’ovulazione. Poiché gli ormoni utilizzati a tale scopo possono indurre la produzione di diversi follicoli è molto importante un controllo continuo onde evitare effetti collaterali e gravidanze multiple. Il controllo del trattamento è effettuato mediante una serie di ecografie per valutare lo sviluppo dei follicoli ed eventualmente mediante la misurazione della concentrazione di alcuni ormoni nel sangue. L’induzione dell’ovulazione nella IUI differisce da quella attuata nella FIVET; nella prima, infatti, l’intento è di stimolare la crescita soltanto del follicolo dominante, mentre nella seconda si induce la produzione di più follicoli per la fecondazione in laboratorio. Quando due o tre follicoli hanno raggiunto la misura idonea, l’ovulazione viene indotta con una ulteriore iniezione di ormone (gonadotropina corionica umana o hCG).

Poco prima o subito dopo l’ovulazione, un campione di seme fresco (ottenuto nella stessa giornata) viene preparato e posto nel fondo dell’utero della partner mediante un sottile tubicino (catetere). Nella IUI si utilizza lo sperma del partner (inseminazione omologa).

Fasi dell’inseminazione intrauterina (IUI)

  1. Trattamento farmacologico per indurre la maturazione di due o tre follicoli.
  2. Monitoraggio ecografico per valutare la crescita dei follicoli mediante ecografia transvaginale ed eventuali dosaggi ormonali.
  3. Preparazione del liquido seminale e introduzione del seme nella cavità uterina.
  4. Controllo della fase luteale.
  5. I rischi della IUI sono pochi. Nei casi in cui più di tre follicoli raggiungono una certa grandezza, esiste il rischio di gravidanza multipla, il che può comportare l’abbandono del trattamento. L’inseminazione intrauterina è una metodica semplice, ambulatoriale che non necessita di anestesia.

Le percentuali però di gravidanza per ciclo di trattamento sono inferiori rispetto alla FIVET e ICSI. Trattamento farmacologico per indurre la maturazione di due o tre ovociti. Generalmente, per stimolare la crescita dei follicoli ed indurre l’ovulazione, viene impiegata una miscela di clomifene citrato e di gonadotropine.

Monitoraggio del trattamento per valutare la crescita dei follicoli, individuare i dosaggi dei farmaci più adeguati ed evitare seri effetti collaterali Mediante ecografia transvaginale

A volte, mediante dosaggio ormonale su un campione di sangue. Un campione di sperma, raccolto nella mattina in cui è prevista l’ovulazione, viene preparato ed inserito più tardi nella stessa giornata. Test di gravidanza e controllo.